Alla metà di dicembre, dopo mesi, si è tornati a parlare di migrazione nei telegiornali e nei quotidiani di tutta Italia grazie alla recente visita del Papa all’isola greca di Lesbo, il triste stendardo delle milioni di vittime dei viaggi della speranza. Purtroppo sappiamo che con i mesi difficili che abbiamo vissuto e l’attuale situazione pandemica, sulle pagine dei giornali non c’è stato posto per notizie che non riguardino il virus, neanche per chi ha visto le proprie condizioni di vita peggiorare ulteriormente proprio a causa di questo.

La maggior parte dello spazio rimanente è stato assegnato a news leggere, e talvolta persino superflue, volte a tranquillizzare una popolazione ormai stremata da restrizioni e lockdown.

Dall’altro lato, l’informazione indipendente è stata compromessa da continue fake news, complotti improbabili e gossip, e neanche qui abbiamo trovato posto per notizie del genere.

Durante il suo discorso, il pontefice si è rivolto a coloro che hanno trovato rifugio nel campo di Mytilene, capoluogo dell’isola, incontrando, citiamo, «occhi carichi di paura e di attesa, occhi che hanno visto violenza e povertà, occhi solcati da troppe lacrime», occhi di persone che hanno visto le loro famiglie dividersi, distruggersi, che hanno visto le persone che conoscevano morire. Parole molto toccanti quelle di Papa Francesco, ma che ci lasciano con un senso di insoddisfazione. Quel senso di insoddisfazione che porta la consapevolezza di essersi dimenticati per mesi di migliaia di persone che scappano dalla guerra solo per trovarsi faccia a faccia con la morte; quella che porta a sapere che, in fondo, l’unico motivo per cui se ne è parlato è l’intervento del Papa che, quasi come un moderno influencer, riporta alla luce un tema ormai gettato nel dimenticatoio con un tutorial di umanità. 

L’ultimo titolo di giornale sul tema ce lo ricordiamo bene: riguardava l’incarcerazione di Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, trattato come un pericoloso criminale per aver accolto persone bisognose di un rifugio (Fig. 2). Quando era ancora solo un professore di chimica, nel 1998, Domenico Lucano fu soprannominato “Mimmo il curdo”, per l’aiuto offerto a quattrocento persone curde giunte a Riace via mare. Mimmo vedeva in quegli sbarchi la possibilità di donare una nuova vita a coloro a cui ormai era rimasta solo speranza e, diventato sindaco, riuscì a ripopolare la città a riavviare l’economia: nelle case abbandonate trovò dimora per le persone rifugiate, che lì imparavano e svolgevano un mestiere retribuito. La sua profonda umanità gli è però costata cara: accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, di truffa, di aver agito per arricchimento personale e per «interessi di natura politica», cioè sostegno politico elettorale, Mimmo Lucano è stato condannato a tredici anni e due mesi dal tribunale di Locri. 

Tuttavia, si dà il caso che la messa in scena che l’ex sindaco avrebbe portato avanti, la “povertà apparente” di cui il tribunale parla, sia già stata smentita dalla Guardia di finanza e, bensì, dalla stessa accusa, per non parlare degli ipotetici interessi politici di un uomo che ha rifiutato più volte le offerte di candidatura al Parlamento europeo. «Ho speso la mia vita a rincorrere i miei ideali, contro le mafie, mi sono schierato dalla parte degli ultimi, dei rifugiati» dice Lucano, «anche io sono ultimo: ha detto bene Salvini, io sono uno “zero”».

Resta quindi questo senso di insoddisfazione, e forse di senso di colpa, perché sappiamo che tutto quel sangue è sulle nostre mani, sulle mani di chi resta in silenzio quando si costruiscono muri, quando si chiudono i porti.

Dovremmo aiutare, dovremmo donare, dovremmo fare tanto. Ma, forse, dovremmo iniziare con le piccole cose, dovremmo prometterci di ricordarci di loro, almeno una volta ogni tanto, interrompendo il flusso delle nostre vite così scorrevoli. Dovremmo fermarci e parlare di loro, pensare a loro, per non dimenticare mai quelle persone che perdono la vita cercando ciò che noi diamo troppo spesso per scontato.

Beatrice Lanzillo
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Beatrice Lanzillo ed Eleonora Riccio
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