Il 6 dicembre gli alunni e le alunne del Liceo Sannazaro non hanno potuto accedere all’edificio poiché, a causa di un tubo rotto, la scuola ha subito vari allagamenti. Le palestre sono state coperte da 20 cm d’acqua, circa 15 aule sono state dichiarate inagibili, metà edificio è stato privo di corrente elettrica e l’intonaco del soffitto di un bagno è venuto giù a causa del peso dell’acqua. I solai sono impregnati di acqua e da essi è dipesa la decisione di rendere inagibile la scuola per tre giorni, lasciando 1200 studenti e studentesse a casa. È stata poi stabilita una turnazione e giovedì 9 dicembre è entrato a scuola il primo gruppo: ogni classe ha avuto la possibilità di fare lezione massimo due volte a settimana (per un totale di 16 aule disponibili nell’istituto) senza poter seguire negli altri giorni facendo, quindi, due giorni di scuola circa prima delle vacanze di Natale. Ciò vuol dire mettere da parte il diritto all’istruzione previsto dalla Costituzione, a causa di problemi infrastrutturali che da decenni portiamo sulle spalle.
Ma non è solo la scuola vomerese ad essere colpita: abbiamo foto di molti altri licei in situazioni simili. Di particolare rilevanza sono i casi dei corridoi del Vittorio Emanuele, della palestra del Galileo Ferraris, dei funghi spuntati nelle aule del Caselli [fig. 3] (che ha occupato simbolicamente in segno di protesta). Trentacinque sono gli episodi di crolli che si sono verificati nelle scuole italiane tra settembre 2020 ed agosto 2021, circa tre al mese, con quattro feriti, e innumerevoli gli allagamenti e le infiltrazioni.
Purtroppo non sorprende che le strutture scolastiche versino in questo stato, in un Paese in cui l’istruzione è la prima soggetta a tagli in periodi di crisi; in un paese dove, nell’anno scolastico 2020-2021, si contano quasi 460 mila studenti e studentesse che seguono le lezioni nelle cosiddette “classi pollaio”, per un totale di 17mila classi iper numerose (da 25 fino a 40 alunni). Appunto: classi pollaio, come i pollai intensivi dove centinaia di polli sono costretti in gabbie molto piccole, scontrandosi e ferendosi a vicenda. Oltre a non permettere spesso l’agibilità in caso di incendio o terremoto, questi numeri rendono meno funzionale l’organizzazione della didattica ed hanno anche permesso il veloce diffondersi della pandemia in aule dove il distanziamento interpersonale non è possibile.
In questi due anni di emergenza, gli edifici scolastici, la cui età media si aggira attorno ai 53 anni, sono stati vuoti e dimenticati: quelli che necessitano di manutenzione urgente sono diventati il 41%, contro il 29,2% del 2019.
E così siamo alla situazione di oggi, siamo al punto in cui per un paio di giorni di pioggia centinaia di studenti e studentesse non possono andare a scuola.

Nel nostro paese più di una scuola su due non possiede il certificato di agibilità, si parla del 53,9% degli istituti, il 33,9% invece non possiede il certificato di prevenzione incendi e, nelle zone ad alto rischio sismico, quattro scuole su cinque non risultano a norma. Ma la scuola dovrebbe essere il luogo più sicuro, per permetterci di crescere e guardare al futuro in un ambiente sano.
In tempi come questi, dove la dispersione scolastica è aumentata drasticamente, tornare in presenza è stata una grande conquista, ma le nostre scuole devono essere in grado di ospitarci in maniera sicura e devono essere agibili a tutti e a tutte. Le barriere architettoniche sono tuttora presenti nel 15,5% degli edifici scolastici del Paese, e al sud la percentuale aumenta a una scuola su due.
E così siamo alla situazione di oggi, siamo al punto in cui per un paio di giorni di pioggia centinaia di studenti e studentesse non possono andare a scuola.
Nel nostro paese più di una scuola su due non possiede il certificato di agibilità, si parla del 53,9% degli istituti, il 33,9% invece non possiede il certificato di prevenzione incendi e, nelle zone ad alto rischio sismico, quattro scuole su cinque non risultano a norma. Ma la scuola dovrebbe essere il luogo più sicuro, per permetterci di crescere e guardare al futuro in un ambiente sano.
In tempi come questi, dove la dispersione scolastica è aumentata drasticamente, tornare in presenza è stata una grande conquista, ma le nostre scuole devono essere in grado di ospitarci in maniera sicura e devono essere agibili a tutti e a tutte. Le barriere architettoniche sono tuttora presenti nel 15,5% degli edifici scolastici del Paese, e al sud la percentuale aumenta a una scuola su due.
Dal 2015 in poi, però, si è lavorato su un cambio di rotta ed oggi, parlando di ripartenza, il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) sembra essere una buona occasione sperando che, non potendo conoscere ancora i progetti previsti, i 12,66 miliardi stanziati nella messa in sicurezza dei nostri istituti, asili nido e scuole di infanzia, non verranno utilizzati per l’acquisto dei banchi con le rotelle. Il MIUR ha stanziato, in aggiunta, 43 milioni di euro destinati a interventi necessari a seguito di indagini diagnostiche su solai e controsoffitti di edifici pubblici adibiti a uso scolastico. La Campania, che nel 2019 era stata dichiarata in emergenza edilizia dalla FLC della CGIL, è la capolista dei finanziamenti ed otterrà circa 138 milioni di euro per 87 progetti.
E, quindi, non si dovrebbe più rischiare la vita nel luogo dove dovremmo crescere, con il maltempo non dovremmo più chiudere tutte le scuole della regione e non dovranno di nuovo chiudere per prime per i contagi perché queste diventeranno il luogo più sicuro, soprattutto in tempi difficili come questi. O, almeno, speriamo che non succeda più, nonostante ormai in Campania ci troviamo davanti alla possibilità di finire il primo quadrimestre in DaD.
Ma, forse, dovremmo pretendere che questo non succeda più perché se, come tanto si dice, la buona qualità di un Paese si nota dalla sua Scuola, al momento il nostro futuro ha crepe profonde, pareti strette ed è allagato fino al soffitto. E così rischiamo di annegare.

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