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Questo è lo stesso sentimento che mi ha lasciato questo film,
disponibile su Netflix da metà ottobre. Ho deciso di
guardarlo dopo un po’ di tempo perché nessun momento mi
sembrava adatto per quella storia e, in fondo, noi esseri
umani raramente scegliamo consapevolmente di affrontare
il dolore. Ma proprio per lo stesso motivo, credo che questo
film dovrebbe essere visto per rivivere, o vivere per la prima
volta, una delle pagine più buie della cronaca degli ultimi
anni. Questo film deve essere visto perché nessuna persona
possa dimenticare: perché dovremmo lasciare che sia Yara
ad insegnarci qualcosa sul nostro futuro e sul mondo che ci
circonda. Il film, nonostante la semplicità delle riprese e dei
dialoghi, si articola in due linee narrative: una principale
dedicata a Yara, anche attraverso gli emozionanti scritti
del suo diario, ed una dedicata all’indagine nei suoi aspetti
più concreti. Le inesattezze dovute all’adattamento “fiction”
sono varie, come quella secondo la quale sia possibile
localizzare precisamente un cellulare in base alla cella
telefonica agganciata, ma possono essere tralasciate
accettando che ogni storia, quando viene adattata al
cinema, subisce piccoli errori come questi.
Il centro focale, però, resta la pm Letizia Ruggeri, interpretata
perfettamente da Isabella Ragonese, di fatto volto più noto d
ell'intero film.