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La
locandina
del film
Il film è una narrazione del dolore, di un trauma: quello di
essere “sopravvissuto” (in effetti, il regista si era sottratto al
viaggio in montagna per potersi recare allo stadio a
vedere il Napoli di Maradona), con il senso di colpa che
questo può comportare. E, infatti, come dice lo zio, dando
il titolo al film e in un certo senso spiegandolo: «È stato un
miracolo, è stata la mano di Dio». Maradona ti ha
trattenuto e ti ha salvato, con un secondo ‘miracolo’, non il
goal di mano ai mondiali contro l’Inghilterra, ma
l’attrazione per una ‘divinità’ del calcio capace di
trattenere a Napoli un ragazzino e di salvarlo da una
morte atroce. È assurdo, ovviamente, invocare il miracolo,
è grottesco, ma è un modo per addolcire la realtà, e
soprattutto per disintegrare questo insopportabile senso di
colpa: se è un ‘miracolo’, che ‘colpa’ ne ho?