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Ci sono poi i funghi spuntati nelle aule del Caselli (che ha
occupato simbolicamente in segno di protesta). Trentacinque
sono gli episodi di crolli che si sono verificati
nelle scuole italiane tra settembre 2020 ed agosto 2021,
circa tre al mese, con quattro feriti, e innumerevoli gli
allagamenti e le infiltrazioni. Purtroppo non sorprende
che le strutture scolastiche versino in questo stato, in un
Paese in cui l’istruzione è la prima soggetta a tagli in
periodi di crisi; in un paese dove, nell’anno scolastico
2020-2021, si contano quasi 460 mila studenti e
studentesse che seguono le lezioni nelle cosiddette
“classi pollaio”, per un totale di 17mila classi iper numerose
(da 25 fino a 40 alunni). Appunto: classi pollaio, come i
pollai intensivi dove centinaia di polli sono costretti in
gabbie molto piccole, scontrandosi e ferendosi a vicenda.
Oltre a non permettere spesso l’agibilità in caso di incendio
o terremoto, questi numeri rendono meno funzionale
l’organizzazione della didattica ed hanno anche permesso il
veloce diffondersi della pandemia in aule dove il
distanziamento interpersonale non è possibile.In questi due
anni di emergenza, gli edifici scolastici, la cui età media si
aggira attorno ai 53 anni, sono stati vuoti e dimenticati: quelli
che necessitano di manutenzione urgente sono diventati il 41%,
contro il 29,2% del 2019. E così siamo alla situazione di oggi,
siamo al punto in cui per un paio di giorni di pioggia centinaia
di studenti e studentesse non possono andare a scuola.